Costanza a Trinitapoli: la strage di Capaci, l’eredità di Falcone e la sete di legalità di una comunità

TRINITAPOLI - Il racconto di Giuseppe Costanza, autista di Giovanni Falcone, sulla strage di Capaci, su Falcone magistrato e uomo, e sull’aria che si respirava negli anni ’80 e ’90 a Palazzo di Giustizia di Palermo, ha registrato una straordinaria partecipazione di persone che hanno affollato l’ampia chiesa di Cristo Lavoratore a Trinitapoli. Un Comune che, ad aprile 2022, ha visto lo scioglimento del consiglio comunale per condizionamenti esterni della criminalità organizzata, confermando l’esigenza di una città che ha sete di legalità, tanto da disertare la visione delle partite del campionato della Serie A e del Gran Premio di Formula 1 in Qatar.

Presentato dal parroco don Vito Sardaro, Giuseppe Costanza ha mostrato un video contenente le testimonianze di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino, e i nomi degli uomini delle istituzioni e dei giornalisti uccisi da Cosa nostra. Costanza ha “vissuto” 8 anni con Falcone che, dopo aver raccolto informazioni, lo scelse come autista anche perché aveva un passato da barbiere; da lui Falcone si faceva tagliare i capelli in casa.

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A Capaci, Costanza si salvò, dopo essere uscito dal coma, perché Falcone decise di guidare lui la Croma per stare a fianco di sua moglie Francesca Morvillo, che soffriva di mal di macchina e non poteva sedere dietro. Se Costanza fosse stato alla guida, forse Falcone oggi sarebbe vivo. Questo fatto non gli fu perdonato, tanto che ha dovuto aspettare 23 anni per essere invitato alle celebrazioni per la ricorrenza di quella strage, forse solo per evitare polemiche. “Avrei voluto morire al posto di Falcone”, ripete da sempre Costanza. Fu anche bistrattato dal Palazzo di Giustizia, dove si incatenò per protesta. Solo dopo una forte denuncia riottenne i suoi diritti.

Costanza ha poi ricordato la stagione dei corvi, durante la quale Falcone fu boicottato dal CSM che, a capo dell’ufficio istruzione, gli preferì Antonino Meli. Quest’ultimo, avocando a sé tutte le indagini sulla mafia, decretò la fine del Pool antimafia. Falcone e altri colleghi si trasferirono alla Procura, ma il capo Pietro Giammanco tenne Falcone e Borsellino ai margini delle inchieste giudiziarie più importanti su Cosa nostra palermitana, isolandoli. Ciò costrinse Falcone ad accettare l’incarico agli Affari penali a Roma. Alla vigilia della sua nomina a Procuratore Antimafia, avvenne l’attentato a Capaci. Due mesi dopo, fu la volta di Borsellino.

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“C’è un tempo sognato che bisogna sognare”, ha esordito Gerardo Russo, dell’associazione culturale “Officina delle Idee”, ispirandosi alla canzone di Ivano FossatiC’è tempo”, con cui ha aperto l’incontro. “La cultura e il valore della legalità e della trasparenza devono essere espressi in tutti gli ambiti, pubblici e privati. Occorre solo rimboccarsi le maniche, avere fiducia nelle istituzioni e essere fieri del lavoro delle forze dell’ordine, nonostante siano sotto organico”.

All’evento erano presenti il comandante della stazione dei Carabinieri di Trinitapoli, Alfonso Belsanti, e il presidente della Provincia BAT, Bernardo Lodispoto. Quest’ultimo, da sindaco del Comune di Margherita di Savoia, aveva conferito a Giuseppe Costanza il “Premio Margherita d’oro”. Nel suo intervento, Lodispoto ha espresso apprezzamento per gli organizzatori della manifestazione e ha ricordato i dati della recente relazione semestrale antimafia. Da questa emerge che la BAT è tra le prime in Italia per omertà, furti d’auto, spaccio di droga, traffico illecito di rifiuti. Ha poi sottolineato l’interesse della criminalità verso agricoltura e turismo, in particolare nei Comuni costieri della BAT: Margherita di Savoia, Barletta, Trani e Bisceglie.

GAETANO SAMELE