Giuseppe Costanza e la memoria di Capaci: una serata per la cultura della legalità a Trinitapoli

TRINITAPOLI - “Capaci di reagire. Per continuare a coltivare la cultura della legalità”. Questo è il tema di un racconto-dibattito in programma domenica 8 ottobre, alle ore 19.30, presso la Parrocchia “Cristo Lavoratore” di Trinitapoli.

Giuseppe Costanza, autista e collaboratore di Giovanni Falcone e unico sopravvissuto, miracolosamente, alla strage di Capaci, racconterà ciò che accadde alle 17.57 del 23 maggio 1992, quando cinquecento chili di tritolo, piazzati da Cosa nostra (presumibilmente su suggerimento di “menti raffinatissime” e rappresentanti di istituzioni deviate) sul tratto dell’autostrada A29, causarono cinque vittime. Oltre a Falcone, persero la vita la moglie Francesca Morvillo, anch’essa magistrato, e tre agenti della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, a bordo della prima Croma. Giuseppe Costanza era sul sedile posteriore della seconda Croma, guidata da Giovanni Falcone.

L’evento è stato organizzato dal parroco di “Cristo Lavoratore”, don Vito Sardaro, che introdurrà l’incontro, con il sostegno della Fondazione Giuseppe Costanza e del Gruppo BCC Iccrea di Canosa-Loconia. Interverrà anche Gerardo Russo, responsabile dell’associazione culturale “Officina delle Idee”, seguito dal racconto di Giuseppe Costanza che, dopo l’esplosione e il suo risveglio dal coma, trovò al suo fianco Paolo Borsellino, l’unico che lo visitò. Quando riprese servizio al Palazzo di Giustizia, molti lo evitavano. Non fu invitato nemmeno alle commemorazioni della strage di Capaci, neanche per il 30° anniversario. Due mesi dopo, fu lui a rendere visita a Paolo Borsellino che, mentre si recava a salutare sua madre, subì lo stesso tragico destino dell’amico e collega Giovanni Falcone, a causa dell’esplosione di una Fiat 126 imbottita di esplosivo militare del tipo Semtex-H (miscela di Petn, tritolo e T4), proveniente da residuati bellici recuperati dal mare.

È un racconto di profondo interesse, che riguarda una vicenda intricata che coinvolse Cosa nostra, “menti raffinatissime”, settori dell’imprenditoria e della massoneria, forze dell’ordine e servizi segreti deviati, magistrati impegnati a scoprire i “mandanti occulti” e altri intenti a depistare.

Prosegue così l’impegno di don Vito Sardaro a sensibilizzare i cittadini di Trinitapoli alla legalità. Tra i suoi ospiti, in passato, anche il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Bari, Francesco Giannella.

GAETANO SAMELE

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