SAN FERDINANDO DI PUGLIA - Il presidente del consiglio comunale di San Ferdinando di Puglia, Andrea Patruno ha rassegnato le dimissioni dall’incarico.
Le spiegherà, nel prossimo consiglio comunale utile, per rispetto dei suoi componenti. Non si tratta di un fulmine a ciel sereno. Ma di una decisione a lungo meditata, che giunge dopo una riflessione severa e puntuale, sul sermone di don Mimmo Marrone, ospitata su “La Gazzetta del Mezzogiorno”. (Leggi)
Le vicende amministrative e scolastiche di questi giorni dimostrano ancor più il valore dell’appello a queste istituzioni (ma anche ad associazioni e cittadini tutti) a ritrovare il “senso civico”.
Va sottolineato che il sermone di don Mimmo fu oggetto di riflessione anche da parte di consiglieri di minoranza. Ma la sindaca, Arianna Camporeale, pur sollecitata, non ha mai ritenuto di intervenire, mostrando totale indifferenza (imitata da assessori e consiglieri di maggioranza) alle parole del parroco e, successivamente, a quelle del presidente del consiglio comunale.
Andrea Patruno fu eletto presidente dell’assise municipale (seconda carica istituzionale dopo il sindaco) all’esito delle elezioni amministrative della primavera del 2022 che hanno eletto Arianna Camporeale sindaco del Comune ofantino.
Le dimissioni, protocollate con una nota a sua firma del 19 settembre, rimandano le motivazioni all’assise che lo ha eletto a quella carica. Raggiunto al telefono il presidente Patruno ha risposto alla Gazzetta.
Una motivazione scontata.
«Non è né scontata, né banale, dal mio punto di vista e questo per una ragione molto semplice. Le discussioni che presiedono al confronto politico debbono avvenire nelle sedi a ciò deputate e non possono certo essere solo il frutto di confronti fra gruppi di persone più o meno legittimati a discutere. È evidente che le mie dimissioni hanno lo scopo di lanciare un segnale d’allarme all’indirizzo di chi governa. L’azione amministrativa è fatta di atti pubblici e questi devono essere condivisi, se manca la condivisione manca il presupposto che presiede il governo».
Condivisione è una parola che dice tutto e niente. Può spiegare meglio?
«Condividere è un termine che rimanda alla partecipazione, che rimanda alla Treccani, nel senso di utilizzo condiviso di una risorsa o di una conoscenza. Provo ad essere più esplicito. La responsabilità del governo di una città è assegnata per gradi, al sindaco, agli assessori e per essi alla giunta comunale, ai consiglieri comunali e per essi al consiglio comunale, ai soggetti che si fanno interpreti di una cittadinanza attiva, fino ad arrivare alla comunità intesa in senso più largo. Io credo che in questo anno, al netto del rodaggio dovuto all’insediamento ed alle emergenze che non mancano, sia intervenuto una sorta di cortocircuito fra governo e comunità. Le scelte hanno bisogno di essere spiegate e non bastano i social. Serve di più e di meglio. Serve a chi governa attivare un circuito di partecipazione che deve essere concreto, deliberante, perché la logica del “meno siamo meglio stiamo” è dannosa e contraria agli interessi generali di una comunità».
Quindi dobbiamo aspettare il dibattito in comunale?
«Dobbiamo fare in modo che ciascuno si assuma le proprie responsabilità. I singoli consiglieri, le comunità civiche e le forze politiche che ancora esistono. Io voglio discutere di linee di sviluppo, di politiche di bilancio, di opere pubbliche, di PNRR come risorse di una comunità larga e non come affare per pochi, tecnocrati compresi. Poi ci sono le scelte di governo ed anche quelle hanno bisogno di essere spiegate per essere condivise. Fin qui è mancata persino la spiegazione. Per questo credo che le mie dimissioni abbiano uno scopo preciso: aprire il dibattito su quel che è la politica ed il governo, come pure ho avuto modo di dire in un recente articolo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno che sollecitava una maggiore partecipazione dei cittadini alle scelte politiche».
GAETANO SAMELE (Tratto da La Gazzetta del Mezzogiorno del 21 settembre 2023)