Trinitapoli brucia, è emergenza ambientale. Di Biase: “Lo Stato non c’è!”

TRINITAPOLI - «Trinitapoli e il Tavoliere sono la nuova terra di fuochi. Ormai ci sono pochi dubbi. Le stoppie c’entrano poco. Il tanfo acre e le colonne di fumo nero che per tutta l’estate hanno appestato l’aria e sfregiato l’azzurro del cielo non hanno quasi nulla a che vedere con la pratica obsoleta di bruciare i campi di grano dopo la mietitura. Si tratta perlopiù di chiari atti criminali volti a liberarsi di rifiuti pericolosi o non smaltiti legalmente.

La situazione è esasperante, angosciosa, dannosa per la salute, si protrae ormai da anni e va intensificandosi. È una vera e propria emergenza.

A giugno 2022 presi l’iniziativa di indire una petizione popolare online (leggi, ndr) per denunciare questo disastro alle autorità competenti. Nel giro di tre giorni furono raccolte più di 500 firme. L’iniziativa fu condivisa da diverse associazioni territoriali e da tutte le parrocchie.

La denuncia fu riscontrata solo dal Ministero della Transizione Ecologica. Nella nota, il ministero individua la responsabilità di porre fine allo scempio in capo all’amministrazione comunale, sia per quanto riguarda la regolamentazione della bruciatura di scarti vegetali, sia per quanto attiene allo smaltimento illegale dei rifiuti e successiva bruciatura. Il ministero può intervenire solo in caso di accertato danno ambientale. Ovviamente, il danno va denunciato e provato. Da chi?

Il ministero fu l’unico a rispondere. L’amministrazione comunale, e cioè i commissari prefettizi, non hanno mai dato alcuna risposta. Perché? Eppure, il ministero li aveva interessati direttamente, inviando la nota pure a loro, oltre che a Provincia, Regione, Prefettura, ASL, ARPA, Vigili del Fuoco, forestali, ISPRA, Direzione Generale valutazioni ambientali. Tutti muti, tutti assenti.

Lo Stato non c’è, altro che chiacchiere.

Potete fare tutte le manifestazioni antimafia che volete, potete costringere i bambini a disegnare i cartelloni contro la mafia e stare ore e ore a sentire i vostri discorsi, potete raccontarla come volete, potete inneggiare alla legalità, all’onestà, all’integrità, alla civiltà. Quelli i bambini tornano a casa e respirano merda. Tutti i giorni. E quando chiedono spiegazioni ai genitori del perché con una temperatura notturna di 33° e 80% di umidità devono tenere le finestre chiuse per la puzza tossica, i genitori possono rispondere una sola cosa: scappiamo via di qua. Lo Stato non c’è. Quelle che vi dicono a scuola sono tutte chiacchiere. La legalità non esiste, lo Stato esiste per dare stipendi a funzionari che non funzionano. Questo è tutto. Scappiamo, figli miei, scappiamo via da questo inferno.

Da quando ci sono i commissari antimafia al governo della città è venuto fuori un fenomeno nuovo. Se dici che stanno andando bene, ti prendi gli insulti di una parte del paese; se dici che stanno andando male, ti chiamano mafioso. Non si può criticare, né in bene, né in male. Bisogna stare zitti. Questa è la politica a Trinitapoli attualmente. Ogni tanto si accapigliano, dicono, fanno. Ma non c’è nessuna novità. Il paese brucia, eppure nessun politico sembra interessato alla questione.

Da quando ero bambino avrò partecipato a decine di manifestazioni antimafia, e di altre decine (televisive, radiofoniche, online, offline, in maschera, funebri, cantate, salmodiate, sloganate e quante ne avete ne mettete) sarò stato testimone. Avevano tutte un leitmotiv: bisogna sconfiggere l’omertà! Bisogna denunciare! La gente del sud deve abbandonare la mentalità mafiosa. All’epoca mi sembravano cose sensate. In realtà, sono tutte cazzate.

La mafia e i fenomeni criminali talvolta sono così eclatanti che non hanno bisogno di essere “denunciati alle autorità”, perché sono sotto gli occhi di tutti. Il fumo nero lo vedono tutti, pure i vigili urbani, pure i commissari, pure i carabinieri, pure Gesù Cristo e la Madonna. Però, eh no! Ci vuole la denuncia. Il povero cristo che non conta niente, che non prende nessuno stipendio dallo Stato, che non ha alcun dovere se non il proprio senso civico, deve denunciare. Altrimenti… altrimenti, udite udite!, è mafioso. LUI, il cittadino, è mafioso. Perché? Perché è omertoso.

Il mondo alla rovescia. Le autorità dormono, ma la colpa è dei cittadini omertosi.

Sapete che vi dico? Ci avete scocciati. La denuncia l’abbiamo fatta in cinquecento e non avete mosso un dito. Non avete scuse. Il fumo lo vedono pure i ciechi, la puzza la sentite pure voi e anche se continuate a turarvi il naso, alla fine, vi bruciano gli occhi perché quella merda è tossica.

Dovete agire, darvi da fare. Lo Stato c’è quando vi paga gli stipendi. Fate che ci sia anche quando serve. Acchiappate questi criminali piromani assassini e facciamola finita. Altrimenti, che siete venuti a fare? A parlare alle manifestazioni antimafia? Oratori e comizianti ce li avevamo già.

Avviso ai politicanti.

Non vi voto. Voterò solo chi al primo punto del programma avrà la salute e l’ordine pubblico. Il paese fa schifo, è sporco, puzza, è una giungla di macchine, ognuno fa quel che gli pare. Se c’è qualcuno che è disposto a portare la croce si faccia avanti con queste intenzioni e avrà il mio voto. Se avete intenzione di continuare a parlare di Gangs of New York, non venite a bussare a casa mia. Sono assente. Come lo Stato

RAFFAELE DI BIASE (Tratto da Trinitapoli fa concorrenza alla terra dei fuochi”, Il Peperoncino Rosso)