Trinitapoli vanta il titolo di “Città che legge”, ma le sue due bellissime biblioteche restano aperte solo per poche ore al giorno

TRINITAPOLI - La recente citazione sulla pagina ufficiale Facebook della Regione Puglia dedicata alla Biblioteca “Mons. Vincenzo Morra” di Trinitapoli (leggi, ndr) è stata accolta con molta soddisfazione da tutti gli istituti scolastici e le associazioni componenti del Patto della Lettura. Infatti, la biblioteca di via Aspromonte è stata oggetto di una importante opera di ristrutturazione grazie ai fondi Smart-in Community Library POR Puglia 2014-2020, che ha cancellato il triste grigiore di una palestra riadattata a biblioteca.

La menzione diventa, per tutti coloro che si impegnano quotidianamente a diffondere la lettura, un’occasione preziosa per riflettere non solo sulle conquiste, ma anche sulle contraddizioni che seguono alcuni cospicui investimenti pubblici. La biblioteca viene presentata sempre come un fiore all’occhiello per i suoi spazi accoglienti e ben illuminati, per l’abbattimento delle barriere architettoniche, per la climatizzazione moderna, per la connessione Wi-Fi e per l’ampliamento del patrimonio librario. Eppure, al di là del plauso istituzionale, abbiamo il dovere di farci una domanda: cosa resta di queste descrizioni? La visione di un successo e il silenzio di operatività e programmi a lungo termine.

Il bando che ha finanziato la ristrutturazione della Biblioteca “Mons. Vincenzo Morra”, per chi mastica un po’ la materia, aveva obiettivi precisi, oltre al miglioramento strutturale. Innanzitutto, l’ampliamento degli orari di apertura e poi la presenza stabile di un bibliotecario qualificato, secondo gli standard AIB (Associazione Italiana Biblioteche). La biblioteca, o meglio le due biblioteche di Trinitapoli, hanno fatto notevoli passi avanti in entrambe le direzioni. Ora, nonostante i nuovi orari stabiliti dalla Commissione straordinaria, che ha aumentato il numero delle ore di frequenza, e nonostante le attività di promozione della lettura dirette con estrema competenza dai bibliotecari, l’eco mediatica è piuttosto assente.

Un primo segnale d’allarme è il sito ufficiale della biblioteca (www.bibliotecatrinitapoli.it), creato grazie a un finanziamento PNRR, che avrebbe dovuto essere un altro grande motivo di orgoglio. Ed invece? Abbandonato, non aggiornato, fermo nel tempo come un ricordo sbiadito. La pagina social del Comune di Trinitapoli, tra l’altro, non offre supporti di rilievo, se non qualche comunicazione di tanto in tanto. Non ha infatti una presenza digitale significativa, benché ci sia anche un ufficio stampa che potrebbe farlo in maniera professionale.

Cosa vuol dire tutto questo? Che la trasformazione strutturale di uno spazio culturale è solo il primo passo di un processo ben più complesso. L’investimento pubblico rischia di cadere nel vuoto se non viene sostenuto da una visione strategica. Una biblioteca non è un insieme di mattoni o di libri sugli scaffali, bensì è un centro vitale di una comunità, un luogo dove il sapere prende forma in modo attivo. La disattenzione istituzionale verso la comunicazione e la continuità operativa vanifica gli sforzi iniziali e priva molti cittadini di una risorsa preziosa.

La storia della Biblioteca “Mons. Vincenzo Morra” è l’emblema di una politica culturale che spesso si ferma alla superficie, ignorando l’importanza di mantenere vivi gli spazi rinnovati. Se non si costruiscono canali di comunicazione efficaci, una programmazione continua e, soprattutto, non si aprono entrambe le biblioteche mattina e pomeriggio, l’enorme cifra spesa per le ristrutturazioni diventa un esercizio sterile di parata. Bisogna garantire che i benefici raggiungano un pubblico più ampio anche attraverso una gestione digitale all’altezza dei costi sostenuti. Inoltre, è fondamentale che un’amministrazione comunale si impegni a stanziare fondi regolari per l’acquisto delle annuali novità editoriali con l’intento di mantenere un’offerta sempre aggiornata e di attirare l’interesse di nuovi utenti.

Il patrimonio librario va annualmente arricchito per rispondere ai bisogni dei lettori e consolidare il titolo di “Città che legge”, un riconoscimento importante che è stato il frutto dell’impegno collettivo dei bibliotecari e dei numerosi animatori culturali che operano nella scuola e nelle associazioni per rendere la lettura un’abitudine sociale diffusa e uno strumento di inclusione e partecipazione.

ANTONIETTA D’INTRONO