Inizia un nuovo anno scolastico tra “croce e delizia” di vecchi problemi e di nuove speranze

TRINITAPOLI - L’inizio delle lezioni, secondo il calendario scolastico regionale, è fissato per lunedì 16 settembre, anche se molte scuole, come la scuola media di Trinitapoli, hanno anticipato l’inizio delle lezioni per programmare adattamenti delle attività nel corso dell’anno. I problemi, però, “antichi e di nuova generazione”, si stanno presentando puntuali, rischiando di attutire gli entusiasmi iniziali di docenti, studenti e famiglie.

Infatti, si apprende da una nota del docente Ezio Falco, segretario della Flc Cgil Puglia, che “per la prima volta, da diversi anni a questa parte, le assunzioni in ruolo non copriranno i posti comuni, a causa del piano di assunzioni motivato col PNRR. Oltre 600 cattedre rimangono scoperte in modo programmato per consentire lo svolgimento del concorso PNRR bis previsto il prossimo autunno. Cattedre che saranno coperte con l’assunzione di docenti a tempo determinato, che verranno reclutati dalle Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS). E per la prima volta, in diverse province (Bari, BAT e non solo), docenti abilitati e specializzati rischieranno di rimanere senza incarico annuale, nonostante stia ancora crescendo il numero di alunni con disabilità”. (…) “Facile prevedere - aggiunge Falco - a questo punto che, su tutto l’anno, l’incremento dei posti temporanei destinati ai precari conoscerà un aumento di circa il 30%, con buona pace del diritto alla continuità degli alunni con disabilità e della stabilizzazione lavorativa dei docenti precari di sostegno, che lavorano da anni e che hanno manifestato in massa, mercoledì scorso, davanti al Ministero dell’Istruzione, con una folta delegazione pugliese sostenuta dalla Flc Cgil”.

La Puglia avvia il nuovo anno con 583 istituzioni scolastiche, invece delle 627 in funzione nello scorso anno. Una riduzione di 44 istituti, determinata dal molto contestato piano di dimensionamento voluto dal governo.

Purtroppo, la riduzione delle scuole pugliesi non si fermerà e andrà avanti ancora nei prossimi due anni. Infatti, per l’anno scolastico 2025/26 il piano ministeriale prevede un taglio per la Puglia di altre 18 istituzioni scolastiche e altre 8 si aggiungeranno l’anno successivo, 2026/27. Insomma, altri 26 posti di dirigenti scolastici e DSGA che si perderanno, determinando accorpamenti innaturali di scuole, sempre più articolate, complesse e burocratizzate, generando caos e confusione, l’esatto contrario di ciò di cui avrebbe bisogno una scuola modernamente intesa.

A Trinitapoli, a seguito del piano di dimensionamento, la Direzione Didattica “Don Milani” e l’Istituto Comprensivo “Garibaldi-Leone”, il primo settembre 2024, hanno cessato di esistere per organizzarsi in un unico istituto scolastico denominato Istituto Comprensivo Statale “Don Milani - Garibaldi-Leone”, tre intestazioni che moltiplicano il peso di responsabilità e di impegno di tutto il personale della scuola.

Il povero Don Lorenzo Milani, in testa, di certo non avrebbe consentito di fare cassa accorpando istituti scolastici per risparmiare stipendi. L’istruzione avrebbe bisogno, invece, di maggiori finanziamenti e non di tagli.

Nel 2023 l’OCSE ha pubblicato, come ogni anno, Education at a Glance, un rapporto di più di 400 pagine sulla situazione dell’istruzione mondiale, basato su un’enorme mole di dati comparati tra i diversi paesi, con l’intento di fornire ai governi nazionali uno strumento di lavoro, pur senza indicare precise soluzioni politiche.

L’Italia, a fronte di una media dei paesi OCSE del 5,1% del PIL dedicato all’istruzione, raggiunge solo il 4,2%, che, nella fattispecie, è così suddiviso: il 30% per la scuola primaria, il 16% per la secondaria di primo grado, il 30% per la secondaria di secondo grado, e il restante 24% per l’università, i master e i dottorati.

In Italia viene utilizzato quasi il 20% in meno delle risorse della media degli altri paesi, cosa che, sia rispetto agli obiettivi di formazione nazionale, sia rispetto alla competitività internazionale, costituisce realmente un punto di debolezza insormontabile.

Poi, un velo pietoso va disteso sugli stipendi degli insegnanti.

Un docente della scuola secondaria di secondo grado guadagna in media 32.588 euro, a fronte di un salario medio lordo nei paesi OCSE di 53.456 dollari, cioè quasi il 20% in meno.

A parte questa “croce”, c’è poi la “delizia” di accogliere ogni anno bambini e giovani che infondono nei docenti l’energia di lottare quotidianamente per una scuola di qualità.

ANTONIETTA D’INTRONO