Tra resilienza e fede: il viaggio emotivo di Giovanni Lamanuzzi narrato ‘Sotto il cielo’

SAN FERDINANDO DI PUGLIA - In un mondo dove le sfide quotidiane mettono alla prova la nostra tenacia e la capacità di superare gli ostacoli, emergono storie capaci di ispirare e guidare. Una di queste narrazioni è magistralmente tessuta nel libro “Sotto il cielo” (Europa Edizioni), opera del dottor Giovanni Lamanuzzi, dirigente medico e scrittore di rara sensibilità. Con una profonda comprensione dell’animo umano e un’esperienza di vita ricca e complessa, Lamanuzzi ci invita a esplorare i temi universali della resilienza, della perseveranza e dell’amore che trascende i legami di sangue. Attraverso le pagine del suo libro, ci conduce in un viaggio emotivo che esplora la capacità dell’essere umano di affrontare e superare le avversità, sostenuto dalla fede e dall’amore incondizionato. Questa intervista ci offre uno sguardo esclusivo sulla mente e sul cuore dell’autore, rivelando le ispirazioni e le riflessioni che hanno dato vita a “Sotto il cielo”. Scopriamo insieme come la sua formazione medica, la fede personale e le esperienze di vita si intrecciano in un racconto che celebra la forza dello spirito umano e l’importanza delle connessioni che definiscono la nostra esistenza “sotto il cielo”.

Nel suo libro, “Sotto il cielo”, lei affronta tematiche profonde come la resilienza e la perseveranza di fronte alle avversità della vita. Qual è stato il momento della sua vita personale o professionale che l’ha ispirato ad esplorare questi concetti così intensamente nel suo racconto?

«Non c'è stato un momento o dei momenti precisi, ci sono stati avvenimenti più o meno specifici che mi hanno permesso di poter capire quanto l'essere perseverante nel voler ottenere una cosa alla fine sia ripagante, poiché si arriva alla meta che ci si prefigge. Il libro racconta un percorso di vita vissuta, accompagnato da una credenza di fede che mi ha aiutato a superare gli ostacoli e i momenti bui.»

Lei descrive “Sotto il cielo” come la storia di una famiglia unita da legami più forti del sangue, che affronta insieme dolore e difficoltà. Potrebbe raccontarci di più su come ha costruito i personaggi del suo libro e su cosa simboleggia per lei questa “famiglia” allargata?

«Sul concetto di famiglia, nel libro ho voluto concentrare il significato di questa parola non solo nel senso di famiglia biologica o di sangue, ma famiglia intesa come relazione tra esseri umani, unione che conduce alla realizzazione di progetti, di scopi comuni. Appunto “allargata” alla vita, cioè al rapporto che si crea tra esseri umani, che non sempre è quello biologico; e non sempre quello biologico è superiore a quello creato.»

Il titolo “Sotto il cielo” evoca un senso di universalità e condivisione di esperienze. Come ha scelto questo titolo e quale significato spera che i lettori traggano dalla sua opera?

«“Sotto il cielo” è stato scelto come titolo perché nel mio caso ho cercato di trasmettere al lettore due aspetti fondamentali: 1) che il titolo “Sotto il cielo” fa capire che tutto ciò che accade, nel mio caso da credente, ha comunque una guida spirituale, quindi che noi viviamo sotto un manto di stelle, un sole, cioè una entità più grande di noi, che ci guida nelle scelte. È una metafora per le scelte della vita da fare in base ai percorsi, alle opportunità e alle occasioni che si presentano, positive e negative, dalle quali noi dobbiamo estrapolare un significato, il senso di ciò che è accaduto; 2) “Sotto il cielo” perché, sempre da credente, penso che nessuna scelta nostra, da esseri umani, possa essere fatta se non c'è qualcosa di più grande, che chi è credente chiama Dio, chi non lo è “destino”, che ci aiuta e ci guida.»

Lei ha una formazione in Medicina e Chirurgia e attualmente lavora come dirigente medico. In che modo la sua professione ha influenzato la narrazione del libro e vi sono aspetti del suo lavoro che hanno trovato riflessi nel suo racconto?

«La mia professione non ha un’impronta importante nella storia del libro ma è come un alone che permette al lettore di capire, nel racconto, come è andato il mio vissuto. In questo libro è come se le mie fossero due vite separate, quella professionale e quella personale, familiare, umana. La professione serve solo a completare e rendere un po’ più chiaro il racconto.»

Redazione CorriereOfanto.it