Celebrata a Trinitapoli la festa di San Michele, patrono della Polizia di Stato. Fabbrocini: “Da queste parti non ci siamo ancora convertiti”

TRINITAPOLI - È stata celebrata a Trinitapoli la ricorrenza della festa di San Michele Arcangelo, patrono della Polizia di Stato, ad iniziativa della Questura di Barletta-Andria-Trani, che ha colto l’occasione per ribadire la presenza determinata dello Stato in questa provincia contro l’illegalità. “La scelta, quasi obbligata - spiega il questore Alfredo Fabbrocini - è caduta su questo comune in quanto è l’unico della BAT ad essere stato sciolto per mafia. Era necessario riaffermare la legalità, anche con la presenza, e portare a questa gente un segnale di vicinanza dello Stato, con l’augurio che non abbiano più a ripetersi situazioni che l’hanno determinato”. (Video)

Sul sagrato della Chiesa Madre, dedicata a Santo Stefano Protomartire, in piazza Umberto I, l’arcivescovo di Trani, Barletta, Bisceglie e Nazareth, mons. Leonardo D’Ascenzo, ha presieduto una celebrazione eucaristica, alla presenza di tutte le maggiori autorità civili e militari della BAT.

Anche il prefetto, Silvana D’Agostino, nonostante un forte raffreddore, ha voluto partecipare alla funzione religiosa, seguendola dalla chiesetta di fronte, dedicata a San Giuseppe. Un bell’esempio.

Il presule, durante l’omelia, nel ricordare l’insegnamento di Gesù, di porci al servizio degli altri, ha espresso gratitudine alla Polizia di Stato (e a tutte le forze dell’ordine) per il lavoro quotidiano nel contrasto all’illegalità e nella difesa dei cittadini, rischiando la propria vita. “Tutte le forme di illealità - ha sottolineato D’Ascenzo - tolgono sempre qualcosa agli altri”.

Il questore della BAT, Alfredo Fabbrocini, richiamandosi alle parole di mons. D’Ascenzo, ha ricordato l’anatema di Giovanni Paolo II, pronunciato nel maggio 1993, nella Valle dei Templi ad Agrigento, all’indirizzo dei mafiosi che avevano provocato la strage di Capaci e di via D’Amelio: “Convertitevi, un giorno arriverà il giudizio di Dio” (Video, ndr). “Da queste parti - osserva con amarezza il questore - non ci siamo ancora convertiti e non mi riferisco solo ai mafiosi, ma anche a coloro che li favoriscono con il loro silenzio”, esortando tutti ad una presa di coscienza collettiva. (Video, ndr)

Fabbrocini, questore BAT da febbraio 2024, è stato capo della squadra mobile di Foggia, per cui conosce molto bene i territori delle due province. Dopo aver ringraziato e salutato Santina Mennea, dirigente del Servizio Anticrimine della Questura, al suo ultimo giorno di lavoro, Fabbrocini ha voluto ricordare un uomo onesto e giusto, un servitore dello Stato, “vittima del dovere”. Si tratta di Francesco Marcone, funzionario dell’Ufficio del Registro di Foggia, assassinato nel portone di casa il 31 marzo 1995, mentre rincasava.

Il 22 marzo precedente aveva presentato un esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Foggia, circa situazioni anomale scoperte in ufficio e, probabilmente, veicolate da corruzione. In una settimana, i suoi carnefici erano venuti a conoscenza della denuncia e pianificata l’esecuzione. Da allora, nessuna verità giudiziaria, tanta omertà e, purtroppo, errori giudiziari.

La figlia Daniela non si è mai data per vinta, promuove la legalità, soprattutto tra i giovani e nelle scuole. È vicepresidente nazionale di Libera, l’associazione fondata da don Luigi Ciotti. Il questore Fabbrocini ha dichiarato che Francesco Marcone meriterebbe di essere ricordato in piazza della Legalità a Trinitapoli, insieme a Falcone, Borsellino, dalla Chiesa e Siani.

Al termine, Franco Ferrante ha interpretato, nella succitata piazza, un monologo sulla vita di Marcone, scritto da Lidia Bucci dal titolo “Io sono Franco”. Ai presenti è stato donato un volume dal titolo: “Un uomo onesto”, scritto da Ilaria Ferramosca, con i disegni di Giuseppe Guida, l’introduzione di don Luigi Ciotti e il contributo di Daniela e Paolo Marcone.

GAETANO SAMELE