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Per l’afgano Gholam Najafi i libri sono le sole sicurezze permanenti

TRINITAPOLI - L’11 novembre scorso si è svolto a Trinitapoli un incontro, organizzato dal Centro di Lettura Globeglotter e dall’Istituto Superiore “Dell’Aquila-Staffa”, che ha avuto come protagonista lo scrittore Gholam Najafi.

Nato in Afghanistan, Gholam ha trascorso l’infanzia lavorando come pastore e contadino. Dopo la morte del padre, all’età di dieci anni, è fuggito dal suo paese d’origine verso il Pakistan, l’Iran, la Turchia, la Grecia e infine l’Europa. Dal 2006 risiede in Italia, a Venezia, con la sua famiglia adottiva.

Si è laureato in soli due anni in Lingue, culture e società dell’Asia e dell’Africa mediterranea e si è specializzato in Lingue, economie e istituzioni dell’Asia e dell’Africa Mediterranea all’Università Ca’ Foscari. Attualmente collabora con il progetto HERA nel contesto della migrazione, presso l’Università di Padova.

Per le Edizioni La Meridiana ha pubblicato Il mio Afghanistan (2016), Il tappeto afghano (2019) e Tra due famiglie (2021).

Gholam Najafi è tornato a Trinitapoli per presentare Tra due famiglie agli studenti del “Dell’Aquila-Staffa” che lo hanno conosciuto in passato e che hanno letto tutti i suoi libri (leggi, ndr). Infatti, lo scrittore afgano ha inaugurato nel 2018 la pietra d’inciampo posta all’ingresso della scuola, dedicata allo studente del Mali morto nel naufragio nei pressi di Lampedusa (leggi, ndr). Fu recuperata, dopo i tentativi falliti di soccorso, la pagella di ottimi voti che sua madre gli aveva cucito all’interno del giubbotto, nella speranza che potesse divenire il suo lasciapassare.

Nel suo ultimo libro Gholan racconta della sua famiglia italiana che lo ha accolto, fatto studiare e laureare. Venuto via dalla guerra, ha viaggiato nascosto agli sguardi di tutti, è arrivato in Italia sotto un camion, come “un verme solitario” ed ha trovato una nuova madre un nuovo padre, dei fratelli, degli zii, dei nonni ed una professoressa di Lettere che lo ha fatto appassionare alla scrittura ed alla letteratura.

Gli studenti presenti, dopo aver letto il libro, hanno bombardato di domande lo scrittore, interessati soprattutto da come il giovane Gholam abbia potuto superare il suo drammatico strappo dalla sua terra natia e dalla sua famiglia. Prima di dedicarsi alla scrittura c’è stata sofferenza e tanta solitudine. Ora i libri sono principalmente la sua casa, “le sole sicurezze permanenti”.

La classe 3B ha realizzato, sotto la guida della professoressa Maria Grazia Miccoli, un video molto commovente attraverso il montaggio di citazioni dello scrittore ed immagini della povertà e delle aree di guerra dell’Afghanistan. L’incontro è stato concluso dalla professoressa Sabrina Damato che ha letto “La casa nuova”, una poesia di Gholan Najafi. Due alberi con frutti diversi “sono come lèggere due lingue”. La terra dona gli alberi e i pensieri donano i libri.

E questi doni dovrebbero aiutare a superare tutte le sofferenze della vita.

ANTONIETTA D’INTRONO (Foto: Giuseppe Beltotto)

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