Il salvataggio di Stellina, rimasta chiusa in una casa murata nel quartiere UNRRA CASAS a Trinitapoli

TRINITAPOLI - Qualche decennio fa, se si voleva avere un’idea di cosa significasse vivere in un abbraccio di allegria e solidarietà, bisognava trascorrere qualche giorno nel quartiere UNRRA CASAS, nella periferia di Trinitapoli. La sua storia è l’epopea di quei casalini, in maggioranza braccianti e operai, che vivevano negli anni ’50/60 in bassi e monolocali senza acqua, luce e fogna e che riuscirono a trasferirsi in palazzine confortevoli dove i residenti consideravano il proprio vicino una persona di famiglia. Si faceva tutto insieme: feste, assistenza anziani, assistenza bambini, funerali e soprattutto battaglie politiche e sociali per costruire un futuro migliore per i propri figli. In seguito molti giovani sono emigrati al nord, gli anziani sono morti e il “consumismo”, per amor di sintesi, ha incominciato a sostituire il piacere di una chiacchierata serale di amici, seduti “fòur o’ frisck”, fuori al fresco, con altri tipi di piaceri più materiali: macchine, telefonini e tant’altro.

Questa breve premessa per raccontare una bella storia che ha il sapore antico di una comunità dal grande cuore. Come è noto, gli appartamenti occupati negli ultimi anni da abusivi sono stati liberati dalle forze dell’ordine che hanno fatto murare gli ingressi in attesa che ci sia una loro riassegnazione a famiglie bisognose in graduatoria. Le donne che risiedono da molti anni all’UNRRA CASAS sono le mamme non solo dei loro figli ma anche di una piccola colonia di gatti che crescono tra l’affetto e la cura di tutti.

Ebbene, l’ultima nata, di circa tre mesi, di nome Stellina, nelle sue scorribande quotidiane si è allontanata dalla mamma Pallina ed è entrata in un piccolo foro di una casa murata. L’entrata è stata facile ma l’uscita impossibile. Ha cominciato a miagolare all’impazzata sia lei che la mamma, di guardia al foro, in ascolto della figlioletta. Il cielo ha voluto che la signora Barbara abbia sentito il miagolio disperato e si sia subito resa conto di quanto fosse successo.

Sono stati chiamati immediatamente i vigili urbani e i carabinieri, poiché non era consentito aprire la porta murata. La signora Luisa e la signora Barbara, dopo essere state autorizzate, hanno rotto con un martello i mattoni per allargare il foro. Mamma Pallina è entrata per riprendere la piccola monella che l’ha seguita con la coda fra le gambe tra le urla di gioia di tutti i presenti. La signora Luisa ha preso in braccio la piccola Stellina che in questo periodo sta curando perché ha una brutta congiuntivite che non le consente di aprire molto gli occhi. Immediato è stato anche l’intervento del vicino signor Savino che ha richiuso il buco della casa con pietre e cemento.

Le due gattine, insieme alle loro compagne di gioco Bianca e Roby, scorrazzano per tutto il giorno felici di avere delle mamme dal grande cuore, che le nutrono, le curano e le alloggiano in un pied-à-terre di cassette tappezzato di morbidi cuscini. Il quartiere, spesso senza conoscerne la storia e il significato positivo del nomignolo, viene chiamato in paese “l’isola delle donne maledette”. Immaginate se qualcuno chiedesse alle tante gatte dell’UNRRA CASAS: “Dove abitate?” Di sicuro risponderebbero in coro senza alcun dubbio: “Nell’Isola delle donne più buone del paese!

ANTONIETTA D’INTRONO