Appello ai partiti, alle parrocchie, alle amministrazioni locali e alle associazioni: diciamo la verità sull’immigrazione!

TRINITAPOLI - Comprendiamo che qualcuno ci aveva sperato. Forse anche molti anziani si erano illusi che un movimento giovane potesse lasciare il segno di un cambiamento. Si sta procedendo, invece, come il gambero. Il passato lentamente ritorna ad ammorbare tutte le speranze dei ragazzi che preferiscono lasciare l’Italia per costruirsi un futuro. Nessuno parla dei 200.000 emigrati italiani che nel 2018 sono andati all’estero con diploma o laurea, in treno o in aereo e non con il “bastimento” e senza alcuna istruzione come i loro nonni.

Noi siamo restati qui, chiusi nelle nostre case, a guardare in televisione qualche centinaio di profughi che sulle navi “Diciotti” e “Sea Watch” minacciano la nostra tranquillità mentre stiamo seduti intorno alla tavola imbandita. Ci sentiamo nei nostri piccoli paesi “invasi” da fantasmi che ci ossessionano di notte e che di giorno riappaiono in qualche talk show televisivo. Da mattina a sera le conversazioni nei bar e sui social si animano intorno a frasi apodittiche di questo tipo “Il problema, cara mia, è che ci rubano il lavoro”,Svuotano le carceri, con la complicità della chiesa, e portano questi “ribusciati” in Italia”,Danno le case agli immigrati e lasciano i terremotati al freddo e al gelo”. Queste giaculatorie vengono arricchite di tanto in tanto, come di recente, dallo sconcerto del leghista di turno che, dopo l’urlo di gioia lanciato dai 49 disperati della “Sea Watch” prima di sbarcare a Malta, ha commentato imbestialito che la visione della felicità dei naufraghi di aver trovato un approdo era oltremodo pericolosa perché “avrebbe incitato altri profughi afuggire dalle loro patrie per invadere l’Italia!”. Amen.

Ci stanno convincendo ogni giorno che la crisi economica sia causata dall’arrivo di “orde” di profughi che, a detta del nostro ministro degli Interni, sarebbero in maggioranza delinquenti camuffati. Eppure basterebbero alcuni dati, presi dai nostri comuni, per avere un quadro piuttosto chiaro di questa ben orchestrata strategia della paura che serve a nascondere invece il nuovo corso della politica italiana. Valga come esempio “l’invasione” di Trinitapoli che nel 2017 ha registrato l’arrivo in paese di 157 nuovi cittadini, di cui 110 italiani mentre 45 provengono dall’est comunitario e n. 2 (leggere due) dall’Africa. Il totale dei cittadini che hanno lasciato il nostro paese per andare al nord Italia o all’estero è di 217 (di cui 188 italiani, 12 rumeni, 11 marocchini, 3 bulgari, 1 cinese, 1 austriaco, 1 ucraino). Come si può notare gli emigrati superano di 60 unità gli immigrati e le paure dei trinitapolesi sarebbero causate, secondo Salvini&Co. da due africani.

I dati ufficiali, a cui i governi dovrebbero fare “sempre” riferimento, dimostrano che L’ITALIA NON È IL PAESE CHE ACCOGLIE LA MAGGIOR PARTE DEI PROFUGHI ARRIVATI VIA MARE. Nel 2018 gli arrivi attraverso il Mediterraneo sono stati 116.294 ai quali vanno aggiunti 22.235 giunti in Spagna via terra per un totale di 138.279 persone. Il totale è stato così suddiviso: 65.383 accolti in Spagna, 47.918 in Grecia, 23.370 in Italia, 1.182 a Malta e 676 a Cipro. In percentuale la piccola isola di Malta accoglie su ogni 1.000 abitanti il 2,5 di profughi a fronte dello 0,3 dell’Italia.

I dispersi e i morti affogati in mare sono in aumento, secondo i dati forniti dall’Unhcr e non c’è da meravigliarsi vista la politica di totale boicottaggio delle navi delle ONG, e persino di quelle italiane (la Diciotti) nel salvataggio dei profughi nel Mediterraneo. Se i politici fanno propaganda sul corpo dei profughi, più sorprendente per la scrivente è il silenzio di molte autorità civili e del fantomatico POPOLO su una realtà che, soprattutto nei piccoli paesi è semplicissimo analizzare attraverso dati sia ufficiali che anche “non ufficiali”. Mi capita spesso di ascoltare, durante discussioni sul numero delle sedicenti “invasioni barbariche”, commenti simili: “oltre ai residenti registrati dal comune, poi c’è la marea di quelli senza il permesso di soggiorno!”. Benissimo. Ammettiamo per ipotesi che sia così e domandiamoci: dove vivono tutti questi clandestini? In case private? Chi gliele fitta? Hanno un contratto? Come mangiano e dove si trattengono la sera? Lavorano? Che lavoro fanno? Chi li fa lavorare?

Ritengo che anche i simpatici carabinieri delle barzellette dei Mudù riuscirebbero a scoprire qualche clandestino e ad arrestare chi li sfrutta senza grandi difficoltà. A Trinitapoli sfidiamo chiunque a trovare altri africani che non siano i soliti tre o quattro ragazzi che chiedono l’elemosina davanti ai supermercati casalini, che tra l’altro risiedono a Bari e provincia.

I partiti, le associazioni, le parrocchie, le amministrazioni locali ma anche tutte le persone consapevoli, invece, dovrebbero informare in maniera costante ed esaustiva tutti i cittadini (molti già lo fanno) utilizzando i dati reali esistenti e impegnandosi a respingere con forza ogni pregiudizio e disinformazione messa in rete dai “signori” del web, che investono fior di quattrini sulle piattaforme di distribuzione mirata delle bufale (vedi l’ultima sulla città terremotata di Amatrice ritratta con i container ricoperti di neve altissima. La foto è risultata poi falsa, come ha dichiarato il suo sindaco in una intervista).

La ricerca della verità sostanziale dei fatti, la comunicazione con l’uso corretto delle parole e l’obiettività dei numeri sono il solo argine alla costruzione distorta della realtà che gli “spaventatori di professione” praticano ogni giorno.

Un grande esempio concreto per tutti l’hanno dato gli abitanti di Torre di Melissa, con il sindaco in testa, che hanno accolto con tanto calore e solidarietà 54 profughi curdi la cui imbarcazione si era arenata sulla spiaggia del paese crotonese. Una lezione per chi dispone di chiudere i porti.

Ma sappiano questi “comandanti di giornata” che gli italiani, compresi i terroni di una volta, non chiuderanno mai i loro cuori e le loro teste!

È questa l’Italia che costruirà un futuro di pace e solidarietà. C’è speranza.

ANTONIETTA D’INTRONO (Fonte foto: Il Primato Nazionale, ndr)