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Venerdì 19 luglio, a Trinitapoli inizia la battaglia per abrogare la legge sull’autonomia differenziata

TRINITAPOLI - Le recenti elezioni europee hanno dimostrato chiaramente che il più grande partito italiano si chiama “astensionismo”. Le 51 persone (su cento) che non sono andate a votare hanno in gran parte perso la fiducia nella politica e in quanto possa fare per migliorare la qualità della vita dei cittadini.

La sinistra e le forze democratiche, in particolare, non possono limitarsi alle analisi e agli appelli al voto, ormai inascoltati. Devono porsi il problema di creare condizioni più favorevoli alla partecipazione politica, precondizione per un aumento della partecipazione elettorale. Devono occuparsi del riconoscimento dei partiti come luoghi di esercizio della democrazia, ritrovare il popolo perduto e ricostruire i legami di fiducia che un tempo hanno consentito di vincere tante battaglie.

Il partito “Sinistra Italiana” non vuole aspettare che arrivi l’aria fresca ed ha iniziato in alcune città della BAT a discutere con la gente per avviare la battaglia sull’equità sociale, messa a rischio dall’autonomia differenziata, approvata di recente dal Parlamento italiano su proposta della maggioranza di centrodestra.

A Trinitapoli, venerdì 19 luglio, alle ore 20, su viale Vittorio Veneto, a discutere di “lavoro, diritti e giustizia sociale” ci saranno Michele Rizzi, segretario provinciale di SI, Michele Capriati, professore di Economia Politica presso l’Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari, e Pasquale Floro, docente di Storia e Filosofia.

La Legge Calderoli spacca l’Italia fra Regioni forti e Regioni meno forti, ponendo il Paese di fronte al rischio concreto di un disastro sociale senza precedenti, soprattutto per il Mezzogiorno e le aree interne.

L’accentramento di ben 23 materie alle Regioni, l’assorbimento di risorse che seguirà e il conseguente incremento degli apparati di gestione determineranno inevitabilmente una forte riduzione dell’autonomia, ma anche del ruolo dei Comuni stessi.

I Comuni, soprattutto quelli del sud, non possono non entrare in campo con atti formali. Consiglieri di maggioranza e di opposizione, infatti, dovrebbero diventare parte attiva di questa battaglia per l’unità del Paese, informando i cittadini sulle conseguenze dell’autonomia differenziata e sui quesiti referendari.

Ci auguriamo che tutte le forze politiche e i movimenti che sostengono il Referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziata mettano in atto al più presto una serie di iniziative pubbliche al fine di far ritornare l’Italia ad essere “unita, libera e giusta”.

ANTONIETTA D’INTRONO