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Il non voto, in Italia e nella BAT, fa meno notizia dei dati delle elezioni amministrative di Trinitapoli

TRINITAPOLI - Tanti sono stati, dopo le ultime elezioni dell’8 e 9 giugno, i commenti, le discussioni, le analisi, gli articoli sulle elezioni amministrative del paese, e altrettanti ce ne saranno ancora per promuovere una seria riflessione politica sui dati emersi dalle urne. Le elezioni europee, invece, sono state subito accantonate, nonostante siano la spia di una situazione allarmante che dovrebbe scuotere le coscienze di tutti i cittadini democratici. Pubblicare la lista dei partiti che hanno vinto o migliorato le proprie posizioni è una comunicazione che invita i militanti a festeggiare una vittoria inesistente.

Le elezioni europee del 2024 verranno ricordate soprattutto per il dato storico dell’astensione, mai così dilagante. L’affluenza si attesta sotto il 50%, confermando un graduale e inesorabile declino del numero di coloro che ancora credono nell’adempimento di uno dei doveri civici fondamentali della democrazia. Per il resto, le sorprese son poche, a parte la crescita di Elly Schlein e di Alleanza Verdi Sinistra e la conferma a primo partito di Fratelli d’Italia con il 28,8%, ma con una perdita di 628.008 voti perché le percentuali vengono calcolate sul numero degli effettivi votanti. In breve, per chi non mastica la matematica: il 10% di 1.000 è 100, ma il 10% di 500 è 50.

Nella nostra provincia è andato a votare solo il 38,16% in generale, mentre hanno registrato meno votanti Margherita di Savoia con il 33,46%, San Ferdinando di Puglia con il 32,81% e, peggio ancora, Cerignola con il 22%. Trinitapoli, con il suo 74,94%, ha avuto sicuramente un notevole aumento dell’affluenza grazie alle elezioni amministrative, ma presenta una “stranezza”, e cioè il numero eccessivo di 854 schede bianche e di 256 schede nulle; e cioè 1.110 votanti o non hanno votato la scheda delle europee, oppure hanno fatto irregolarità tanto gravi da farsi annullare la scheda. Non si ricordano in passato altri dati simili.

Sull’astensionismo, non usa mezzi termini don Pasquale Cotugno, delegato regionale della Caritas, per commentare il voto delle europee. O meglio, il non voto. Nel 2019 a Cerignola si recò ai seggi il 31,04%; domenica la percentuale è scesa ancora al 22%. Un progressivo abbandono che certifica, ancora una volta, la distanza tra politica e città. “Ciò che è grave - ha detto il sacerdote - è che non c’è più senso di partecipazione democratica. I cittadini non si sentono cittadini perché, a Cerignola come a Roma, vedono la politica che appartiene a qualcuno per amicizia o per tradizione familiare e ci si sente esclusi”.

Molti astenuti si sdegnano ad intermittenza per le derive fascistoidi dei nostri governanti. Un mantra su tutti è dominante tra costoro: “Tanto non cambia niente”. Ma è proprio grazie all’astensione che in realtà non cambia nulla. È questa sorta di pigrizia, di sciatteria che ha invaso molte coscienze, che proprio oggi, in uno dei momenti storici più traumatici, in cui corriamo il rischio di una guerra nucleare, fa sentire i suoi effetti più potenti. Ma cosa spinge il cittadino a trascurare il voto, un tempo baluardo della partecipazione? Perché non sceglie e poi si lamenta della Meloni e dei suoi “fratelli”? Perché sceglie di non dare fiducia a forze politiche pacifiste e poi si angoscia per un mondo sempre più militarizzato?

Sappiamo che una gran fetta della politica è spesso, dopo i tanti episodi di corruzione e di voltagabbana, incommentabile. Ma davvero solo per questo si rinuncia ad indirizzare la storia e, consapevolmente, ad incidere con il voto?

ANTONIETTA D’INTRONO