Processo a Caracciolo, trasmessi a Trani gli atti riguardanti la presunta turbativa d’asta relativa all’impianto rifiuti di Andria

BARI - Il quadro giudiziario riguardante Filippo Caracciolo, consigliere regionale ed ex assessore all’Ambiente della Regione Puglia, subisce una nuova svolta. Pur essendo trascorsi quasi sei anni dai fatti contestati di novembre 2017, le competenze giuridiche si distribuiscono ora tra le città di Bari e Trani, evidenziando la complessità della vicenda.

Caracciolo, assieme ad altre otto persone, è accusato di concorso in turbativa d’asta, corruzione e falso. Queste accuse sono collegate a due presunte gare truccate: una per la costruzione di una scuola a Corato e una per la realizzazione di un impianto di trattamento rifiuti ad Andria.

Nell’udienza preliminare tenutasi ieri, la GUP di Bari, dott.ssa Ilaria Casu, ha deciso sulla competenza territoriale. Ha trasmesso gli atti a Trani per quanto riguarda la presunta turbativa d’asta relativa all’impianto rifiuti di Andria. Per le restanti accuse, invece, ha rimesso alla Corte di Cassazione la decisione sulla competenza.

Secondo le imputazioni mosse dall’accusa, Caracciolo avrebbe tentato di influenzare Donato Lamacchia, dirigente comunale di Barletta, affinché favorisse la società dei fratelli Manchisi. In cambio, Caracciolo avrebbe promesso a Lamacchia il proprio interessamento per un ruolo dirigenziale presso la Regione Puglia. Questo intricato affare avrebbe visto anche il coinvolgimento di Sabino Lupelli, ex direttore generale di Arca Puglia. Lupelli è accusato di aver agito come intermediario, garantendo, in cambio, sostegno elettorale all’ex assessore.

In base alle dichiarazioni della GUP, che concorda con la Procura, la competenza territoriale per giudicare questi fatti dovrebbe essere del Tribunale di Bari. Questo perché il presunto accordo corruttivo sarebbe stato perfezionato in vari incontri avvenuti nella sede della Regione e in un ristorante di Bari. Tuttavia, la recente riforma Cartabia stabilisce che, in caso di argomentazioni a sostegno dell’eccezione di incompetenza non manifestamente infondate, la decisione spetti alla Cassazione.

La vicenda che coinvolge il Tribunale di Trani vede come protagonisti Caracciolo, gli imprenditori Alessandro Ermini e Rossano Dell’Innocenti, Antonio Di Biase, ex direttore generale di Amiu Puglia, e Antonio Dibari, dirigente tecnico dell’ARO 2/BT. L’accusa sostiene che Caracciolo avrebbe promesso posti nel suo team in assessorato a Di Biase e Dibari in cambio di favori agli imprenditori nella gara per l’impianto di trattamento rifiuti.

L’altro filone investigativo, guidato dalla PM dott.ssa Savina Toscani, riguarda l’appalto per la scuola di Corato, vinto dalla società cooperativa CONSITAL in collaborazione con la Caementarius Srl di Massimo e Amedeo Manchisi.

La vicenda legata a Caracciolo mette in evidenza l’importanza di procedure chiare e trasparenti nelle gare pubbliche. Mentre la magistratura procederà con le sue valutazioni, l’interesse pubblico riguardo all’integrità delle procedure di appalto è sempre al centro dell’attenzione.

Redazione CorriereOfanto.it